Una serata diversa (15-11-2010) Stampa

Una serata diversaUNA SERATA DIVERSA

 

Domenica 14 novembre, ore 21.00. Mi trovo alla Stazione Centrale, non devo partire e non aspetto alcun treno in arrivo. Mi incontro con un gruppo di fedeli della comunità che da qualche tempo visitano alcune persone senza fissa dimora, i cosiddetti "barboni", che si aggirano da queste parti.

Hanno portato della pasta preparata in chiesa, dei panini, succo di frutta, acqua. Incontriamo queste persone; per alcune è un incontro che si rinnova, per altre è la prima volta. Si dà un breve messaggio evangelistico, si prega con loro, si scambia qualche parola. Diamo loro i sacchetti  con i viveri.

Si conosce qualcosa delle loro storie. Barbara ha 63 anni, è romana, ha perso il marito nel rogo del tunnel del Monte Bianco, alcuni anni fa; parla alla luna e alle stelle, ma dice anche di sentire Gesù vicino a lei. Roberto è un ragazzo di 25 anni, i genitori sono separati e lui è per strada. Pietro è anziano, va girando con una carrozzella dove tiene le sue cose, di cui è geloso, e chiede che gli si trovi un alloggio. Marcello è già coricato a terra sui cartoni, ma si alza a parlare anche se è difficile capire cosa dice perchè è romeno. Ci sono giovani musulmani che si allontanano al momento della preghiera, ma accettano poi il sacchetto. Qualcuno non ha voglia di parlare e rifiuta ogni contatto.

Vengono distribuiti degli indumenti: pantaloni, giubbotti, maglioni, qualche coperta, scarpe.

Alle 23 i locali della stazione vengono chiusi e bisogna andar via. Ognuno si avvia verso il suo posto, più o meno segreto, dove passare la notte, dentro o fuori la stazione. Andiamo via anche noi, concludendo con una preghiera la serata. Ricordo le parole di Gesù: "Perchè ebbi fame, e mi deste da mangiare; ebbi sete, e mi deste da bere; fui forestiere, e m´accoglieste;  fui ignudo, e mi rivestiste..." Siamo contenti di avere messo in pratica queste parole. Ho però la sensazione che abbiamo dato pochissimo: cosa sono un panino, una bottiglietta di acqua, un indumento, di fronte all'immenso bisogno di queste persone? Ma poco è sempre meglio che niente. E forse, quello che conta di più, è che si è potuto dare loro un gesto di solidarietà, una stretta di mano, un momento di amicizia, la disponibilità all'ascolto. E di queste cose sono in molti ad avere bisogno, non solo alla Stazione Centrale.