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Vent'anni dopoVENT'ANNI DOPO

 

Palermo, 23 maggio 2012, ore 17.58. In Via Notarbartolo risunonano le note del silenzio fuori ordinanza: la città di Palermo e l'Italia tutta hanno ricordato il giudice Giovanni Falcone, e con lui tanti altri uomini che a vario titolo hanno combattuto la mafia, e hanno perso la vita in questa lotta. Sono passati venti anni da quel 23 maggio del 1992 in cui il giudice Falcone, la moglie e tre agenti di scorta persero la vita nell'attentato nei pressi di Capaci.

Subito dopo l'attentato del 1992 le vie della città furono tappezzate con manifesti che riportavano queste parole di G. Falcone: "Ognuno deve continuare a fare la sua parte, piccola o grande che sia, per contribuire a creare in questa Palermo condizioni di vita più umane".

Come cristiani evangelici riteniamo che la nostra parte, oltre che nell'espletamento dei compiti affidati a ciascuno di noi nell'ambito delle proprie attività sociali e lavorative, consista nella predicazione del Vangelo in tutte le forme e le sedi possibili, convinti del fatto che il cambiamento dei comportamenti presuppone un rinnovamento delle coscienze, quel rinnovamento che ogni vero credente ha realizzato nella propria esperienza di fede e che auspica possa diventare patrimonio di ognuno. Se a qualcuno ciò pare poca cosa, vale la pena ricordare gli effetti che si sono prodotti nel tessuto sociale dei popoli quando il messaggio di Cristo è stato seriamente preso in considerazione: moralizzazione pubblica e privata, emancipazione sociale, sostegno materiale per i ceti più deboli e così via.

E' stato così nei primi secoli del cristianesimo, nella grande stagione riformatrice del XVI sec., in occasione degli innumerevoli movimenti di risveglio che lo Spirito Santo ha prodotto nel corso dei secoli.

Il profeta Isaia esortava i suoi contemporanei a guardare alla Legge di Dio: "Alla legge! alla testimonianza! Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui alcuna aurora! Andrà errando per il paese, affranto, affamato; e quando avrà fame, s´irriterà, maledirà il suo re e il suo Dio."

Il problema della criminalità lo si può esaminare dal punto di vista storico, sociale, giuridico, economico, politico, ecc. Ma esso ha anche un aspetto religioso che si ricollega al più vasto e generale problema dello stato di peccato dell'uomo, della condizione di separazione dell'uomo da Dio, causata dalla ribellione della creatura alle leggi proposte dal Creatore. Perciò l'invito ad un ritorno all'obbedienza. E questo invito riguarda tutti gli uomini e non solo i mafiosi...